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il catalogo è questo: Baj, un quadro

Un uomo precipita al suolo in un urlo silenzioso il cui frastuono rimbomba tra un gruppo di anarchici e un gruppo di gendarmi che si affrontano. Un'opera monumentale lunga 12 metri e alta 3 che ha richiesto alcuni anni di lavoro, 22 figure assemblate con la tecnica del collage di materiali diversi, l'arte come racconto e denuncia della violenza e del sopruso.

Dietro questo quadro c'è un avvenimento ancora non del tutto chiarito della storia italiana: il 15 dicembre del 1969 il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, fermato insieme ad altre persone sospette in seguito allo scoppio della bomba in Piazza Fontana di qualche giorno prima, cade da una finestra del quarto piano del palazzo della Questura di Milano. All'epoca dei fatti, già da qualche tempo Enrico Baj, convinto sostenitore della supremazia della realtà sull'arte, pensava al modo migliore di lasciare un suo personalissimo segno di quello che riteneva essere uno dei doveri dell'artista: promuovere il valore della pittura come rappresentazione e testimonianza dei fatti reali. Quell'avvenimento gli fornisce l'ispirazione che cercava.

E' così che Baj crea una delle sue opere più significative e più discusse, destinata a subire un destino travagliato: I funerali dell'anarchico Pinelli. Il quadro, in effett,i non rappresenta un funerale, ma Baj volle quel titolo in parte come omaggio a “I funerali dell'anarchico Galli” di Carlo Carrà, che considerava una delle migliori opere del Futurismo e dell'arte moderna, in parte perchè il corteo degli anarchici ricordava un corteo funebre. Al centro dell'opera, Pinelli nel suo urlo muto e straziante che gli trasfigura il viso e ricorda i personaggi di Guernica di Pablo Picasso. A terra, un tappeto di cordoni, nastri, frange e altri materiali cadenti e polverosi a simboleggiare il deterioramento del sistema politico e culturale ormai al tramonto. Davanti, il dolore infinito nei volti della moglie e delle figlie.

Anche il luogo scelto per la prima esposizione dell'opera non era casuale. Infatti, viene collocata nella scenografica Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano dove era stata esposta Guernica nella storica mostra del 1953: un salone un tempo sfarzoso ormai distrutto e mutilato dalle bombe lanciate durante la guerra. Un luogo “precipitato” in cui campeggia un'opera che raffigura un uomo che precipita.

La mattina del 17 maggio del 1972, giorno dell'inaugurazione, un nuovo fatto di cronaca interviene nella storia di quest'opera: il commissario Luigi Calabresi, a capo delle indagini sulla strage di Piazza Fontana nel corso delle quali era morto Pinelli, viene ucciso. Le autorità impediscono l'apertura della mostra per motivi di ordine pubblico, facendo anche ricoprire i manifesti affissi che pubblicizzavano l'evento.

Da quel momento la data di inizio dell'esposizione viene continuamente rimandata e poi abbandonata definitivamente. Nei ventotto anni successivi l'opera viene esposta in giro per il mondo (Svezia, Francia, Stati Uniti) fino a quando il gallerista Giorgio Marconi, che ne era diventato proprietario in seguito all'acquisto dalla famiglia di Pinelli a cui Baj l'aveva regalata, decide di esporla al pubblico nei locali della sua galleria. Ventotto anni di censura che avevano amareggiato profondamente l'animo di Baj, costretto a vedere la sua opera richiesta ed esposta all'estero ma rifiutata ostinatamente dalla sua città.

Tre cataloghi per un quadro che è un pezzo di storia personale, perchè riassume l'intero lavoro dell'artista nelle tecniche, nei materiali e nelle idee, e collettiva, perchè è la traccia di un periodo cupo della storia italiana.

Il primo è il famoso catalogo della mostra mai realizzata del 1972.

Baj. Un quadro


Il secondo è il catalogo di un'esposizione del 2007 nel Palazzo Doria di Loano e contiene, tra gli altri, un testo dello stesso Baj che spiega la genesi dell'opera e un ricordo dell'artista dell'amico Dario Fo.

Enrico Baj – Palazzo Doria, Loano


Nel 2012, a quarant'anni di distanza, Milano rende finalmente omaggio alla pittura civile di Baj, esponendo I funerali dell'anarchico Pinelli proprio nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. Per l'occasione l'editore Skira ha inserito nel catalogo la ristampa anastatica di quello quasi introvabile del 1972 insieme ad alcune immagini dell'allestimento originale curato dall'artista. Come ulteriore omaggio a Baj è stato riproposto lo stesso allestimento scenografico, con l'opera che emerge nel buio della sala, quasi che i personaggi disegnati fossero gli attori di un dramma teatrale. Proprio in questa occasione la Fondazione Marconi ha espresso la volontà di donarla alla città di Milano come avrebbe voluto Baj. In attesa della prossima esposizione...

Baj, un quadro. I funerali dell'anarchico Pinelli – Editore: Skira, 2012


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